lunedì 15 ottobre 2007

Quella parolina magica che ti rende un vero gamer


C'è una parola magica che lega i giocatori di tutto il mondo (oddio, proprio tutto il mondo no, ma italiani di sicuro) che quando viene pronunciata ti fa camminare a un metro da terra. Una parola che quando esce dalla tua bocca, ti fa pensare che non stai perdendo tempo dietro a un hobby da bamboccioni. Una parola che ti fa sentire tanto radical chic agli occhi di chi la ascolta, come fossi l'impersonificazione della sinistra dalemiana. Una parola che ti appartiene, che senti tua e che ti divide da quello che "fa" i videogiochi (non inteso come una persona che li programma, ma come uno che li utilizza come intrattenimento) mentre tu ne ca(r)pisci l'essenza. Quella parola è videoludico.
A me succede. Io mi beo quando ho la possiblità di pronunciarla, Mi ci riempio la bocca (forse si era intuito dal nome del blog...). Ed è comunque parte di quell'evoluzione sempre viva e sempre in movimento che accompagna la crescita videoludica dell'homo ludens. Non è solo il fatto che faccia molto più figo rispondere alla domanda: "cosa hai fatto ieri sera?" non con un "ho videogiocato", ma con un "ho passato una splendida serata all'insegna dell'intrattenimento videoludico", ma è proprio un fattore emotivo. Come fosse una password cifrata comprensibile solo agli addetti ai lavori. Come un arcano sodalizio rivelato solo agli adepti (come la stretta di mano dei tagliapietre dei Simpson's diciamo). E se qualcuno la usa a sproposito ti girano le balle. Lo odi. Come quando compri Bioshock (la limited edition ovviamente) e vedi un bambino pacioccoso che tiene in mano la tua stessa confezione e subito ti dispiace perchè sai che non potrà godersi tutte le chicche e gli escamotaggi di fine game design (anche se con la sua media di 10 ore/die passata a halo3 ti farà sempre un culo così nelle partite classificate...). Videoludico non è sinonimo di relativo ai videogiochi, ma porta con sè tutta una tradizione di conoscenza che ti obbliga a non abusare del termine in questione, ma di usarlo saggiamente. Per me è una parola che non va pronunciata con leggerezza, ma con cognizione di causa. Non dico che sono a favore della fondazione della Chiesa del Videogioco (come si legge su ctr+alt+del dal quale ho tratto la vignetta qui sotto), o della creazione della razza ariana dei giocatori, ma sono solo a favore di una coscienza e di una fruizione più mature del mezzo videoludico. Non solo pestare tasti a caso insomma, ma essere consci che a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria (bella, Isaac!).

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